Il Crocifisso presente nella chiesa fu donato a don Mauro Signoracci, parroco di allora, il quale lo mandò a restaurare probabilmente in un convento della zona del bresciano o bergamasca.
Il sig. Gino Manizza, autotraspotatore, lo andò a ritirare nel 1972 e da allora il crocifisso è posizionato così come lo vediamo.
In questi decenni il Crocifisso è stato uno strumento di riflessione e preghiera per tutti i fedeli che frequentano la Chiesa, ed è a buon diritto un’icona importante che non solo va salvaguardata ma addirittura potenziata.
La mia proposta vuole andare proprio in questo senso.
La croce al centro
Porre il Crocifisso esattamente in asse con il centro dell’altare, significa attrarre ancora di più l’attenzione dei credenti sul Miracolo Eucaristico che in ogni messa accade.
Inoltre si viene a creare un verticalismo, tra altare e croce, che corre parallelo alla vetrata, di cui c’è fortemente bisogno per equilibrare la grande parete orizzontale di fondo.
La croce si viene così a trovare in linea con il secondo reggivolta, partendo da destra, e questo andrà in qualche modo messo in evidenza.
Mentre prima la croce era aderente al muro, ora essa è appesa partendo dal primo e terzo reggivolta, tramite piccoli cavi d’acciaio, ed è distaccata dal muro di circa 1 metro.
Inoltre la croce pende leggermente in avanti, segno di Cristo che ci viene incontro.
La croce è illuminata da un faretto e sul muro si proietta la sua ombra con grande senso di fascino, segno di una morte ormai lasciata dietro di se’.
LA CROCE
La croce era uno strumento di tortura e morte, vergognoso, tant’è che nei primi secoli i cristiani non l’avevano come icona di riconoscimento del loro credo. Il crocifisso, come lo intendiamo noi oggi, appare a cavallo dell’anno mille.
Nella visione d’insieme dell’abside della chiesa, mi piace pensare che dall’ambone la Parola di Dio corra come un vento lungo la grande parete arcata finchè intercetta la croce con il Corpo di Cristo e infine la resurrezione contenuta nel tabernacolo, al centro della vetrata.
L’impeto del vento della Parola di Dio deforma la croce, la lavora come il vento fa sulla sabbia e sulle rocce, ancora ricorda la croce ma la sta trasformando, non è più un mezzo di tortura e morte ma strumento della storia della salvezza.
La croce è ricoperta di foglia oro puro 24 karati, segno di incorrutibilità ed eternità di Cristo e dell’uomo nuovo. L’oro riflette la luce che batte su di esso, come l’esperienza d’amore riflette luce e contagia chi vive attorno a questa esperienza luminosa, dell’imminente resurrezione di Cristo, non più segno di morte ma strumento di vita, portatrice di luce e di movimento come in movimento è la vita .
Una croce che segue la bella sinuosità del corpo del Crocifisso che verrà staccato dall’attuale croce, per essere adagiato su questa di nuova concezione.
La croce sarà in legno, la sua luce sarà data dal riverbero della foglia oro 24 karati .
La tecnica di applicazione del metallo sarà quella antica, detta a guazzo su bolo. Con questa tecnica la croce offrirà dei bellissimi effetti di luce.
Non è possibile ottenere questi effetti di luce con tecniche moderne.
Il legno verrà ricoperto di alcuni strati di gesso e colla di coniglio. Questo fondo verrà perfettamente levigato, poi inciso e bulinato creando linee moderne con movimenti avvincenti.
Propongo, a questo punto del lavoro, di portare la croce in chiesa e invitare i credenti che vorranno, a scrivere, con matita, invocazioni, preghiere e quant’altro sul fondo bianco . Lo scopo è coinvolgere la comunità il più possibile nell’opera, perchè sia partecipe e non semplicemente spettatrice. Le scritte, così, rimaranno per sempre all’interno della croce. Testimonianza di ciò potrà essere affidata a foto e riprese video. Questa attività potrebbe essere un momento di preghiera comunitaria.
Tornata la croce in laboratorio, il fondo e così le scritte, verranno ricoperte di molte mani di bolo (terra orientale finissima rossa legata con bianco d’uovo) . Inizia così la fase di doratura nella tecnica detta a guazzo ( tecnica messa a punto nel 1200 ).
La tecnica prevede la lucidatura dell’oro, cioè la stiratura dell’oro con il brunitoio, uno strumento fatto di pietra d’agata, cosicchè l’oro da opaco diventa lucente.
Anche questa operazione potrebbe essere fatta in chiesa, con la croce adagiata sull’altare, dalle persone che lo vorranno: è una procedura relativamente semplice e affascinante. Ogni persona può lucidare una porzione di oro sulla croce, a turnoDurante l’avvicendamento delle persone, si può cantare, pregare, leggere brani, … proiettare immagini d’arte gotica e riflessioni.
All’operazione di lucidatura dell’oro possiamo dare il valore simbolico di partecipare anche noi alla Luce di Cristo, a diventare da opachi a splendenti grazie al suo incontro.
L’oro rappresenta simbolicamente la luce, ma anche l’inattaccabilità dalla “ruggine” (“fatevi un tesoro che la ruggine non attacchi”) e la purezza (l’oro utlizzato infatti è puro 24 karati).
Con la tecnica della granitura ( si tratta di creare con la pietra d’agata a punta tanti punti luminosi, tecnica inventata dal nostro Gentile da Fabriano) sul fondo oro si potranno realizzare delle scritte o dei simboli su indicazione della Comunità. Saranno discreti, cioè si potranno osservare solo da molto vicino, da lontano saranno piccole aree di luce.
Queste due operazioni rimarranno per sempre impresse nell’animo di chi le avrà eseguite e si rigenereranno ogni volta che osserveranno il Cristo in chiesa.
Anche l’utilizzo di tecniche naturali assume un doppio significato: la bellezza di madre natura dà origine ad opere belle, l’altra è quella di venire a conoscenza di aspetti tecnico/artistici di cui la storia dell’arte italiana è prima nel mondo.
Al termine la croce con il simulacro del corpo di Cristo verrà appesa come si diceva.
Vorrei evidenziare che coinvolgere la comunità nell’esecuzione di opere d’arte è un approccio assolutamente originale, la cui validità ho già sperimentato più volte.
Una visione generale
Quanto proposto è pensato all’interno di una visione generale della chiesa, per cui, ad esempio sarà necessario rendere la parete di fondo libera da qualunque aggiunta.
Per quanto brutta, la parete vuota darà risalto al nuovo posizionamento della croce e alla sua luce e aiuterà la preghiera personale e comunitaria.
Inoltre si potrà riflettere su come la Parola di Dio, annunciata dall’ambone corra, come un vento, su questa parete per incontrare il sacrificio luminoso di Cristo e il suo riposo nel tabernacolo.
Il “Verbo” che corre lungo la parete arcata è un concetto che potrà dar luogo ad un bellissimo intervento in bassorilievo bianco che rappresenti ” la leggera brezza” della Parola di Dio.