Questo tavola raffigura il particolare centrale del crocifisso che Cimabue dipinse tra il 1268 e il 1271 ed ora conservato nella Chiesa di san Domenico ad Arezzo.
Mi è stato commissionato da persone dall’età media di circa 28 anni per una coppia di sposi della stessa età media.
Vista la particolare richiesta di regalare un crocifisso, ho proceduto alla ricerca di un crocifisso poco drammatico e molto evocativo, che rappresentasse le esigenze motivazionali dei committenti. La scelta è caduta sul Crocifisso di Cimabue perché capace di suscitare sentimenti di riflessione nella visione del soggetto. In particolare il viso del Cristo evoca sentimenti più di mestizia che di disperazione. Il tappetto decorativo su cui giace il corpo può essere interpretato come il preannuncio della Risurrezione .
Anche la luce riflessa dalla foglia oro può essere interpretata in questo senso.
Dovendo procedere alla realizzazione di un particolare di un’opera così elaborata, ho proposto ai giovani committenti ( i quali si sono dimostrati entusiasti) una selezione dei contorni “moderna” affrontando così la difficile scelta di troncare gli arti del Cristo.
La tecnica che ho utilizzato è quella classica raccomandata dal Libro dell’arte di Cennino Cennini, con la quale Cimabue realizzò questa opera : anzi per quanto riguarda il tappetto decorativo la tecnica è superiore all’originale. Questo è stato possibile grazie alle ridotte misure del particolare eseguito per cui è stato possibile la tecnica del grafito su oro mentre nell’originale l’oro sul tappeto è dato a missione.
La tavola non è stata per nulla patinata, l’oro è stato lasciato nel massimo della sua lucentezza, i colori lasciati puri nelle loro singole pennellate. Le giovano generazioni amano i colori puri e non hanno il gusto antiquariale.
Di particolare aiuto è stata la documentazione del restauro sul Crocifisso, che ha riportato alla luce l’originale bellezza dei colori: