Quando e come risanare le pareti inondate

 

Di seguito trovate indicazioni per risanare da soli le pareti interne che sono state a contatto con acqua e fango per un tempo più o meno prolungato.

 

- Sarebbe meglio non farsi prendere dalla fretta ed attendere che arrivino le giornate molto calde in modo che l’umidità assorbita dai muri sia completamente restituita. Nell’attesa si potrà meglio verificare cosa accade agli strati superficiali delle pareti.

 

- Il primo intervento di bonifica consiste nel rimuovere il più possibile lo strato di pittura che è stato a contatto con l’acqua e melma (togliendo i battiscopa in legno), se possibile arrivando fino all’intonaco. L’operazione è sicuramente pesante ma più efficace.

Non utilizzare la carta vetrata che provocherà tanta polvere, tanta fatica senza incidere molto sullo strato di pittura.

Per l’asportazione totale o parziale della pittura inondata consiglio di bagnare la pittura con una spugna intrisa di acqua con un battericida e una essenza naturale. La varichina è un forte igienizzante ma può risultare nociva per chi la utilizza in ambienti chiusi e su grandi superfici; inoltre può lascire residui di sali e il suo odore caratteristico peggiorare l’odore già presente. Un altro forte igienizzante è l’acqua ossigenata 130 volumi, ma pericolosa a contatto con pelle e occhi; ha il vantaggio di non aver odore e non lasciare residui. Meglio non darla concentrata ma diluita al 50%. Usare guanti sia per la varichina che per l’acqua ossigenata.

Una volta inumidita la parte asportare la pittura ammorbidita con lana d’acciaio grossa (la si utilizza per il lavaggio delle pentole in metallo ). Per andare più a fondo si possono utilizzare dei raschietti con manico.

 

- Escluderei l’applicazione di un fissativo che potrebbe non favorire la traspirazione delle pareti e bloccare il cattivo odore.

 

- Se necessario, le imperfezioni vanno stuccate e carteggiate con l’aiuto di una luce radente che mette in evidenza dove intervenire.

 

- Spolverata la parete dalla polvere con uno straccio umido, si può passare alla tinteggiatura finale:

Sconsiglio di utilizzare la classica tempera economica, perchè nel tempo potrà andare incontro alla nascita di muffe. Sarebbe meglio l’utilizzo di una tempera a base di bianco di zinco che è un disinfettante ( pensate alle paste bianche per la pelle dei bimbi ) . Meglio ancora tinteggiare a calce: la calce è un forte antibatterico ( pensate alle stalle imbiancate a calce delle nostre campagne). Chiedete nei negozi di vernice la calce a pennello ( ci sono bidoni anche da 5 kg ) che è additivata con resina ( adatta anche all’esterno) ed è traspirante. Dare anche tre mani sulle zone inondate.

In fase di asciugatura potrebbero presentarsi degli aloni ma col tempo scompariranno. E’ molto difficile che potranno nascere muffe sulla calce, specie se il lavoro di igienizzazione della vecchia tempera è stato efficace. La calce ha un ottimo odore che può essere esaltato con l’aggiunta di essenze naturali ( lavanda ) .  

Sono consigli generali, dati dall’esperienza di restauro e che tengono conto della salubrità dei materiali. Non è detto che vadano bene per tutti i casi. Fare delle prove prima di procedere.

Buon lavoro.

Andrea Ippoliti